CEI I DIACONI PERMANENTI NELLA CHIESA IN ITALIA.

ORIENTAMENTI E NORME

III. La formazione

 
 22. La formazione dei diaconi coinvolge tutta la comunità. L'itinerario formativo tende, anzitutto, a porre al centro della personalità del candidato una «coscienza diaconale», cioè una visione globale della vita ispirata e plasmata dalla dedizione al ministero (cf. can. 245, § 1). Esso poi comprende una specifica preparazione a un ministero efficace e fruttuoso, secondo le esigenze e le urgenze attuali.
Pur nell'identità della meta, la formazione prende diverso significato in rapporto all'età dei candidati, alla loro esperienza umana, ecclesiale e pastorale, e alle loro condizioni generali di vita.
23. Il vescovo, di norma, nomina un suo delegato per il diaconato. In questa scelta metterà massima cura, perché da essa dipende in notevole misura la riuscita del ministero diaconale nella diocesi.
Il delegato vescovile sia dotato di profondo senso ecclesiale, sperimentata esperienza pastorale e buona competenza pedagogica. È bene che sia affiancato da una commissione nominata dal vescovo.
È compito del delegato vescovile curare l'animazione, il discernimento vocazionale e la formazione degli aspiranti e dei candidati, mantenere i contatti con i responsabili delle comunità ecclesiali e con le famiglie dei candidati coniugati, promuovere la formazione permanente dei diaconi.
24. La durata dell'itinerario formativo sia per i candidati giovani, sia per gli uomini di età più matura sia di almeno tre anni oltre al periodo propedeutico.
I candidati giovani espletino l'intero itinerario formativo o almeno parte di esso in un'esperienza di vita comunitaria, in una sede idonea e conveniente, secondo le modalità determinate dal vescovo diocesano (cf. can. 236, § 1).
Si favoriscano iniziative in comune tra diocesi vicine, o promosse dalla conferenza episcopale regionale.
La formazione spirituale
25. La formazione spirituale è la categoria unificante dell'itinerario formativo. Essa deve avere il suo fondamento nella persona di Gesù Cristo: i diaconi, secondo il monito di san Policarpo, «siano misericordiosi, attivi e camminino nella verità del Signore, il quale si è fatto il servo di tutti». (19) Ai diaconi la Didascalia degli apostoli raccomanda: «Come il nostro Salvatore e Maestro ha detto nel Vangelo: "colui che vorrà diventare grande fra voi, si farà vostro servo, appunto come il Figlio dell'uomo che non è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita in riscatto di molti" (Mt 20,26-28); voi diaconi, dovete fare lo stesso, anche se ciò comporti il dare la vita per i vostri fratelli, per il servizio (diakonia), che siete tenuti a compiere. Se dunque il Signore del cielo e della terra si è fatto nostro servitore e ha sofferto pazientemente ogni sorta di dolore per noi, quanto più non dovremo far questo per i nostri fratelli noi, poiché siamo i suoi imitatori e abbiamo ricevuto la missione stessa del Cristo?». (20)
Anche ai diaconi si può applicare quanto dice il concilio sulla formazione sacerdotale: «Imparino a stimare quelle virtù che sono tenute in gran conto tra gli uomini e rendono accetto il ministro di Cristo, quali sono la sincerità d'animo, il rispetto costante della giustizia, la fedeltà alla parola data, la gentilezza del tratto, la discrezione e la carità nel conversare» (Optatam totius, n. 11; EV 1/795).
I candidati alimentino la propria spiritualità alla carità pastorale di Gesù Cristo servo, e si impegnino à conformarsi a lui nel dono totale e disinteressato di sé, nella misericordia, nella convinta ricerca dell'ultimo posto, nell'amore umile e servizievole verso i fratelli, soprattutto i lontani e i più bisognosi, anche con scelte significative di povertà.
Pongano particolare attenzione a crescere nell'amore alla chiesa, nell'obbedienza al vescovo e nello spirito di fede nell'affrontare le situazioni della vita.
26. Dalla frequente partecipazione all'eucaristia, memoriale del mistero pasquale, apprendano a donare se stessi come «veri imitatori di Cristo nel servizio del suo corpo che è la chiesa» . (21) Nel mistero del corpo e del sangue del Signore riconoscano il centro della loro vita e la fonte di ogni grazia per il ministero al quale sono chiamati.
La parola di Dio sia l'alimento costante della loro vita spirituale. La conoscenza della sacra Scrittura andrà approfondendosi non solo attraverso lo studio accurato e amoroso, ma anche attraverso l'esercizio della «lectio divina» e ogni servizio reso alla Parola. Prendano ispirazione dal monito della liturgia: «Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei diventato l'annunziatore: credi sempre a ciò che proclami, insegna ciò che credi, vivi ciò che insegni». (22)
La liturgia delle ore quotidiana, il sacramento della penitenza e la direzione spirituale, i ritiri e gli esercizi spirituali, la devozione alla Vergine, serva del Signore e Madre del Salvatore, contrassegnino il cammino e il progresso spirituale dei candidati.
27. Nella formazione spirituale dei candidati coniugati hanno incidenza peculiare il sacramento del matrimonio e la sua spiritualità.
La comunione di vita, che il matrimonio cristiano ha fatto nascere e continua a far crescere, è chiamata a esprimersi in modo singolare nel cammino di preparazione al diaconato da parte di chi è sposato . (23) Si deve prestare attenzione alla solidità e ai frutti di questa comunione, riconoscendovi un segno dello Spirito da considerare non solo nel discernimento, ma anche nello sviluppo della vocazione diaconale di chi vive nel matrimonio.
Nella disponibilità allo Spirito i candidati camminino verso una sempre più intensa armonia tra il ministero diaconale e il ministero coniugale e familiare, così da viverli ambedue gioiosamente e totalmente.
Sia assicurata una particolare attenzione anche alle spose dei candidati, affinché crescano nella consapevolezza della vocazione del marito e del proprio compito accanto a lui. La loro presenza, premurosa e provvidenziale, eviterà ogni forma di indebita invadenza. Grande cura va data per costruire e garantire di continuo il giusto rapporto ecclesiale, nello Spirito dei Signore, tra la famiglia e la più vasta comunità.
Opportune iniziative di sensibilizzazione al ministero diaconale siano rivolte anche ai figli.
28. La chiesa italiana riconosce con particolare gratitudine il dono della vocazione al ministero diaconale nello stato di vita celibatario. Nei diaconi celibi la chiesa ritrova e promuove quella coerenza tra il carisma della verginità e la dedizione nel ministero ordinato che la tradizione della chiesa latina ha custodito nei secoli e che la sua disciplina canonica ritiene ancora di dover assicurare per i vescovi e i sacerdoti.
Una specifica attenzione va dedicata alla formazione dei candidati celibi, i quali, con la grazia della verginità per il regno dei cieli (cf. Lc 18,29-30), sono chiamati a riscrivere nell'attuale società l'antica tradizione del diaconato celibatario. Il carisma del celibato infatti si qualifica come segno caratteristico della spiritualità ministeriale, nel suo duplice volto di consacrazione a Dio e di dedizione alla chiesa (cf. can. 277, § 1).
La formazione teologica
29. La formazione teologica è finalizzata ad acquisire una conoscenza globale e approfondita della dottrina cattolica. Tale conoscenza, radicata nella familiarità con la parola di Dio, permette al diacono di alimentare con essa la propria vita spirituale, di annunciare fedelmente il Vangelo in piena docilità al magistero della chiesa e di misurare l'esercizio del diaconato su criteri maturi di fede.
«Si deve assolutamente escludere una preparazione affrettata o superficiale, perché i compiti dei diaconi (...) sono di tale importanza da esigere una formazione solida ed efficiente (...), una formazione dottrinale, che è al di sopra di quella di un semplice catechista e, in qualche modo, analoga a quella dei sacerdoti» (24)
30. I candidati devono essere in possesso, ordinariamente, di un diploma di scuola secondaria, che abiliti agli studi universitari.
31. Sulla base di un'adeguata preparazione culturale di scienze umane e filosofiche, la formazione teologica comprenda le scienze umane, teologiche e pastorali e preveda dei corsi complementari, in ordine a particolari aspetti e settori del ministero diaconale. È in ogni caso necessario l'insegnamento della sacra Scrittura, della teologia fondamentale, dogmatica e morale, della storia della chiesa, dei diritto canonico, della liturgia, della teologia spirituale e pastorale e della dottrina sociale della chiesa.
32. Il piano degli studi si avvalga, sin dove è possibile, degli istituti di scienze religiose, anche per abilitare i diaconi all'eventuale insegnamento della religione cattolica nelle scuole dello stato. Le scuole apposite per i candidati al diaconato, dove si possono istituire, si orientino verso un numero di ore analogo a quello degli istituti di scienze religiose, servendosi anche di forme di lezione non cattedratiche (incontri seminariali, ecc.).
Dove realmente le circostanze lo richiedono e sotto la responsabilità dei vescovi, siano previsti corsi personalizzati di studi, compatibili con gli impegni professionali e familiari dei candidati, tenendo conto anche della cultura già da essi precedentemente acquisita, assicurando però sempre un itinerario globale e organico di studio. Ciò comporterà prevedibilmente tempi più lunghi. (25)
Almeno i corsi delle discipline teologiche e pastorali si concludano con un esame.
La formazione pastorale
33. Sia la formazione spirituale che quella più propriamente pastorale siano secondo le tappe dei ministeri istituiti (cf. can. 1035). In tal modo l'ascolto e l'approfondimento della Parola segneranno la preparazione al ministero del lettorato; la riscoperta della centralità dell'eucaristia sarà assicurata in vista dell'accolitato; la dimensione della carità permetterà di sintetizzare l'intero cammino formativo in vista dell'ordinazione diaconale.
34. La formazione dei diaconi, in quanto orientata a preparare ministri della chiesa, ha sempre valore e carattere pastorale: proprio per un'esigenza intrinseca della loro vocazione essi sono chiamati a coltivare continuamente la sintesi tra fede, cultura e vita. Pertanto i vari aspetti della formazione non saranno pensati come se fossero indipendenti l'uno dall'altro; dovranno invece essere coltivati in modo fortemente unitario.
Tuttavia, in senso più stretto, si può indicare come «formazione pastorale» la cura destinata a far acquisire i principi, i metodi e le capacità operative concernenti l'esercizio del ministero diaconale, secondo la triplice articolazione della Parola, del sacramento e della carità, e a far assumere un atteggiamento di piena comunione e di cordiale collaborazione col vescovo, i presbiteri, i religiosi e i laici, in sintonia con gli obiettivi del piano pastorale della diocesi.
35. La formazione pastorale deve prevedere inoltre sia opportune e guidate esperienze di esercizio ministeriale, intese a sviluppare, verificare e valutare le effettive capacità del candidato; sia la partecipazione alle iniziative pastorali diocesane e zonali; sia infine periodici scambi e verifiche con i diaconi già impegnati nel ministero.
36. È cura del delegato vescovile integrare con adeguate iniziative i contenuti pastorali dei corsi seguiti dai candidati nel loro curricolo teologico, soprattutto per quanto concerne la celebrazione dei sacramenti, i libri liturgici, la preparazione dell'omelia, l'animazione dell'assemblea e della comunità.